Caro Marco,
Qui è mamma.
Sì, la tua preferita, quella che chiami quando ti sbucci quel minuscolo ginocchio che hai, quanto ti punge una zanzara e anche quando papà ti fa girare troppo veloce e tu ti spaventi.
I papà amano così: diventano bambini, ma di quelli spericolati, e questo è il loro modo di giocare e voler bene.
Hai 18 mesi ma parli già un sacco. Impari in fretta e ripeti anche quello che non dovresti dire.
Io ti parlo solo di cose belle, evito la ninna nanna che dà il bimbo al lupo nero e se lo tiene un anno intero, così come glisso sui cattivi delle favole.
Ma io lo vedo che tu sei incuriosito da quel lupo, che lo vuoi vedere un attimo e poi mi dici basta.
Qui è mamma.
Sì, la tua preferita, quella che chiami quando ti sbucci quel minuscolo ginocchio che hai, quanto ti punge una zanzara e anche quando papà ti fa girare troppo veloce e tu ti spaventi.
I papà amano così: diventano bambini, ma di quelli spericolati, e questo è il loro modo di giocare e voler bene.
Hai 18 mesi ma parli già un sacco. Impari in fretta e ripeti anche quello che non dovresti dire.
Io ti parlo solo di cose belle, evito la ninna nanna che dà il bimbo al lupo nero e se lo tiene un anno intero, così come glisso sui cattivi delle favole.
Ma io lo vedo che tu sei incuriosito da quel lupo, che lo vuoi vedere un attimo e poi mi dici basta.
Lo vedo che devo già spiegarti che l’uomo ha un istinto aggressivo che impara a tenere a bada solo con il tempo e la ragione e solo se ha avuto dei buoni maestri.
È così che la specie sopravvive all’istinto di morte: perché sa amare.
Dovrò spiegarti, però, che c’è chi ama in modo malato e che viviamo in un mondo che spesso fa paura.
Dovrei forse dirti di non fidarti di nessuno e di guardarti sempre le spalle, ma non voglio che tu cresca con la paura. Vorrei che tu imparassi a guardare negli occhi le persone e a sapere riconoscere l’amore.
Magari puoi ricordarti di come ti guardava la mamma.
Magari questo ti aiuterà a discriminare.
La mamma non è bravissima ad affrontare le cose tristi della vita. Preferisce fare finta di non vederle, preferisce girarsi dall’altra parte, non approfondire o conoscere i dettagli di cose brutte che accadono, cosi come evita accuratamente i film dell’orrore (per cui papà mi chiama “fifona”).
Forse ti confonderò. Perché piango anche quando leggo un libro o guardo un film e succedono cose bellissime. Le mie lacrime ti sono familiari, lo so, perché mi emoziono tanto, a volte troppo.
A volte mi emoziono anche mentre insegno e me ne vergogno.
Proverò a insegnarti che si piange di gioia e si piange di dolore allo stesso modo.
In tutte e due i casi spero che i miei abbracci ti arrivino sempre e allevino anche i piccoli e grandi dolori che verranno.
Con tutto il mio amore
Mamma