“C’era un tempo in cui, per raccontare quello che ti stava accadendo, dovevi trovare qualcuno che avesse tempo di starti a sentire. Oggi bastano poche parole, una foto e un’intera comunità in rete è testimone della tua vita.
È la web community, la società digitale composta da chi condivide se stesso sul web. Alcuni spiccano e diventano dei leader digitali capaci di influenzare comportamenti e scelte, gli altri li seguono, giudicano, commentano.
Gli uni non esisterebbero senza gli altri.
Queste nuove dinamiche hanno avuto un forte impatto sui media, sul mercato, sulla politica, sullo stile di vita quotidiano e soprattutto sul mondo della moda. Oggi eventi e momenti che prima spettavano a pochi eletti diventano accessibili a tutti, il tempo di fare una foto e postarla. Due clic.
Grazie al web siamo sempre più aggiornati e competenti in fatto di stile. Il nostro giudizio si fa più acuto, la nostra voce più influente, con la condivisione immediata delle informazioni sul web la moda diventa fenomeno globale, non più distante ed esclusiva, ma condivisa, inclusiva, social.
È la digital fashion revolution e il protagonista sei TU”.
Si apre con l’intro di cui sopra la mostra YOU. Fa effetto esplorarla con la sensazione continua che TU, PROPRIO TU potresti essere il nuovo fashion influencer di domani.
Potrebbe sembrare facile e contribuire ad alimentare i sogni di tantissimi giovani che oggi hanno la sensazione che si possa diventare ricchi e famosi senza possedere nessuna competenza particolare, se non quella di scattare selfie o di utilizzare assiduamente Instagram e Snapchat.
Nell’era dei blogger non era così. Partivi armato delle migliori intenzioni, considerato quanto fosse davvero facile e veloce aprire un blog e scegliere una piattaforma gratuita che lo ospitasse. Quando, però, ti trovavi di fronte a un sito vuoto, completamente da riempire, non tanto come diario personale, ma quanto come vero e proprio progetto editoriale, allora capivi subito che non era proprio un gioco da ragazzi e che l’investimento di mezzi, tempo ed energie sarebbe stato notevole e anche impegnativo.
DAVVERO IMPEGNATIVO (non come la puntata “Italia” di Santoro del 5 Ottobre ha fatto credere fosse, facendo il verso a influencer “di un certo tipo”).
Le cose, però, cambiano. E la mostra racconta uno spaccato davvero interessante che finalmente qualcuno ha deciso di raccontare: per la prima volta nella storia vengono raccontati tutti gli aspetti della rivoluzione messi in atto dai protagonisti del digitale. Una rivoluzione che il magazine Grazia e Chiara Ferragni hanno vissuto decisamente da vicino, decidendo di raccontarlo.
Certo, c’è di mezzo una delle fashion influencer che quindi parla del SUO stesso fenomeno, ma soprassiedo. La Ferragni rappresenta una realtà importantissima che io ho sempre apprezzato.
Tutto ha inizio dalla street style mania…
“Dagli anni ’50 sulle strade delle grandi città i giovani cominciano a far sentire la propria voce e a conquistare la libertà di esprimersi anche attraverso l’abbigliamento. Inizia l’era dello street style che influenzerà arte, design, cinema, fotografia e moda. A immortalare l’evoluzione del fenomeno è la street style photography, il cui padre fondatore è Bill Cunningham.
Cunningham, nato a Boston nel 1929, entra a far parte della redazione di The New York Times nel 1978 proprio grazie a una foto in cui ritrae Greta Garbo per la strada. Da quello scatto improvvisato nasce la rubrica “On the street” e di fatto la street style photography.
Scott Schuman, fondatore nel 2005 di “The Sartorialist”, è il caposcuola della nuova generazione di fotografi di street style che creano blog dove raccontano la propria idea di stile e di moda”.
Caro diario, ti scrivo di me…
Ecco che l’uomo della strada diventa allora protagonista della cultura contemporanea. “A cavallo dei due millenni l’individuo sembra di nuovo al centro di tutto in una sorta di umanesimo 2.0. Ognuno sembra voler raccontare se stesso, prima attraverso la forma del diario privato e poi, con la nascita del web, attraverso i blog”.
Antesignane del fenomeno sono due personaggi di fantasia: Bridget Jones e Carrie Bradshaw, icone in cui si identifica un’intera generazione (ci avevate mai pensato)?
Bridget Jones è una trentenne pasticciona che narra la sua vita in un diario con coinvolgente sincerità. Il suo diario nasce nel 1995 come rubrica della giornalista Helen Fielding che la trasforma poi in una serie di romanzi e film.
Carrie Bradshaw è una stilosa scrittrice che racconta su un giornale la sua vita privata, parlando delle difficoltà di essere single a New York. Nasce dalla rubrica di Candace Bushnell “Sex and the City” che diviene serie Tv e film di culto.
Nel 2004 il New York Magazine crea “Look Book”, una rubrica di Amy Larocca che illustra lo street style a New York. È una narrazione per immagini che ha per protagonista la gente comune che vuole raccontarsi attraverso il look.
Nel 2006 Grazia, per volere del Direttore Silvia Grilli, apre un blog, il primo di un magazine in Italia. È concepito come un posto dove andare, intrecciare conversazione e amicizie, dove ognuno è protagonista e racconta la sua storia.
Nel 2011 nasce Grazia.it. lo dirige la fotografa e blogger Tamu McOherson che raduna le personalità più interessanti del web nella scuderia delle IT-GIRL (icone digitali della moda), fashion influencer che condividono coi follower le proprie scelte in fatto di stile, ragazze dalla grande personalità e con tanta voglia di condividere senza risparmiarsi (per essere percepite come autentiche). È sinergia anziché scontro. Grazia contribuisce a lanciare fashion influencer come Elenora Carisi e Candela Novembre.
Il segreto dei fashion influencer
“L’oxford Dictionary elegge “selfie” parola dell’anno 2013, riconoscendola come potente strumento di espressione e racconto di sé. L’uso dei filtri di iPhone e di Instagram permette a chiunque di personalizzare una foto rendendola più bella (mobile photography)”. Tutti scattano. Migliaia e migliaia di foto. La moda diventa partecipativa, non più aspirazionale e distante. Tutti vogliono giocare con la moda in quanto segnale di libera espressione.
Ecco che le influencer citate in mostra si raccontano in brevissime interviste spiegando: “non siamo modelle o attrici, ma persone vere, libere, che giocano, si esprimono e provano vestiti. È questo quello che piace“.
Durante l’intervista realizzata in occasione della prima copertina che le immortala tutte insieme, solo Chiara Ferragni risponde in inglese sfoderando una ormai grande padronanza della lingua.
Si evince chiaramente come tutte le IT-Girls in copertina siano accomunate da una grandissima passione per la moda, trasmessa da genitori altrettanto appassionati.
Chiara Ferragni conclude la sua breve intervista dichiarando, una volta per tutte, di ritenere inadatto e assai riduttivo l’appellativo “blogger”. Non rinnega i suoi inizi, di cui va più che fiera, ma preferirebbe la definizione “imprenditrice digitale” viste le innumerevoli cose che oggi fa. Lascia, alla fine, che siano gli altri a definirla e non lei stessa (intanto, però, una preferenza l’ha espressa – e bella chiara).
La mostra offre seminari gratuiti (avete tempo fino al 13 ottobre alla Triennale di Milano – accesso libero) per scoprire i segreti del successo di un fashion influencer. Giunti alla fine del percorso, troverete una Mirror Box, ambiente con specchi e luci, che rappresenta il grande palcoscenico del web e che ti consente di immortalarti sentendoti protagonista assoluto.
Punti di forza della mostra?
Un punto di vista nuovo e autentico dove da un lato un magazine (Grazia) forse si prende fin troppi meriti, dall’altro è di fatto il primo magazine di moda italiano on line ad aver deciso di osservare e comprendere, creando sinergia invece di combattere il nuovo. La rivoluzione digitale, in questo modo, l’hanno fatta insieme e l’hanno potuta raccontare insieme.
Tutti gli altri, arrivano dopo (aver anche sbattuto un po’ la testa).
Mercoledì 12 Ottobre avrò il privilegio di poter partecipare a una tavola rotonda in una redazione importante: i giornalisti ascoltano i blogger. Qui l’intervento e l’articolo dedicato.
Seguitemi su Facebook e, se lo desiderate, scrivetemi prima: mi farò volentieri vostra portavoce.
Fabrizia Spinelli
Finalmente un punto di vista autentico e diverso che spiega davvero cosa sia questo nuovo mestiere!
Fabrizia – Cosa Mi Metto???
Alessandra Heidelberg
che bella questa mostra, molto interessante. Curiosa di sapere cosa si dirà alla tavola rotonda
Alessandra
Carmelyta
Vorrei tanto vederla questa mostra. Hai spiegato in maniera fantastica i dettagli più salienti suscitando molta curiosità!
Carmelita
http://www.styleoffmymind.com
the baG girl
Come dici tu, finalmente qualcuno si è preso la briga di analizzare il fenomeno da un punto di vista diverso, originale.
Ottimo resoconto, come sempre!
The baG girl