Cosa fai se un giorno non ti senti ottimista e ti interroghi sul senso del tuo mestiere?
Ti fermi.
Scacci via i pensieri brutti e lasci che, una volta tanto, siano gli altri a ispirare te.
Preambolo (doveroso).
Io non ho un buon rapporto con le stories su Instagram: mi capita sempre più spesso di scansarle.
Come la peste: tante mi innervosiscono o mi intristiscono.
Avete presente quella sensazione post storia che ti prende e che ti fa dire: «Uffa però, perché lei sì e io no?».
Ecco quella sensazione io non vorrei sentirla mai e invece sui social mi è capitato troppo spesso ultimamente.
Ho cercato di analizzare il sentimento e ho capito che il più delle volte mi capita con persone che fanno il mio stesso mestiere e che (a volte) non stimo particolarmente (e quindi va da sè che mi interrogo sulla meritocrazia e sulla giustizia divina).
Ecco perché dopo aver defollowato Chiara Ferragni e Fedez, ho riselezionato con cura le persone da ascoltare nelle pause ridefinendo i criteri per me importanti.
Chi seguo e ascolto:
- deve essere molto diverso da me,
- deve essere spontaneo e genuino e non eccessivamente egocentrato,
- deve raccontare cose che hanno un senso, che seguono un filo, che mi insegnano inconsapevolmente qualcosa senza arroganza e con delicatezza,
- devo stimarlo, ritenerlo geniale, capace, ma mai troppo irraggiungibile.
Potrei spiegare le motivazioni che mi spingono ad aver definito questi criteri, ma non è di questo che voglio parlare in questo post. Voglio parlare della mia pausa di riflessione e della Instagram story che mi ha permesso di aprire una pagina vuota di questo blog e scrivere di un progetto che mi ha ricordato la mia missione, i miei sogni, le mie lotte, i miei traguardi, le mie sconfitte, insieme al mio primo amore per la condivisione e la scrittura.
Quando ho aperto questo blog e ho smesso di fare la psicoterapeuta, l’ho aperto con l’attitudine da giornalista d’inchiesta: mi piaceva andare alla scoperta di storie belle da raccontare. Amavo parlare con le persone sconosciute che avevano dato vita a qualcosa di bello e ritrarle poi nei miei articoli, come avevo fatto con Marina Santaniello.
Quella cosa bella è una delle cose belle che si è andata perdendo con l’avvento dei social e di Instagram: non rifletto più tanto quanto vorrei, non scrivo più tanto quanto vorrei, non mi prendo il tempo di fermarmi a leggere, a capire, ad analizzare, a immaginare suoni e odori.
Che peccato.
Ma non mollo e chissà – mi sono detta – se con criteri nuovi, anche le storie sui social possano aiutare a fermarmi dove voglio.
È così che ho scoperto il progetto di Polly T, una designer di borse che ha deciso di non mettere in primo piano sui social sè e le sue creazioni, ma di far sì che attraverso il racconto di vite altrui ci fossero anche loro, le sue borse, che assumono, in questo modo, un significato che va oltre l’accessorio di moda.
Un progetto fotografico che parla di donne, resilienza e sorellanza e solo in fondo di borse
È attraverso i suoi progetti fotografici introspettivi che Pollyana Torres unisce i puntini della sua vita personale e professionale riuscendo ad accoppiare perfettamente talenti diversi in maniera armonica e univoca.
Come se fosse la cosa più banale e scontata del mondo, fonde il suo talento da designer di accessori con quello della fotografia (figlia d’arte, inizia il suo percorso come designer proprio partendo dallo studio della fotografia).
Sono da sempre circondata da donne stupende. Donne con diverse storie, personalità, età, nazionalità.
Donne a cui vite hanno incrociato la mia per le più diverse motivazioni.
Da oggi inizio con questa lunga serie di ritratti a queste donne speciali per presentarvi le mie ultime creazioni, la serie “Structura” inspirata all’opera della pittrice cubana Carmen Herrera, 103 anni, Donna di eccezionale talento e resilienza che dopo aver dedicato la vita alla sua arte, vende il suo primo quadro all’età di 89 anni. La critica, il MOMA e la TATE GALLERY la consacrano e noi tutte impariamo che “mai è troppo tardi per essere ciò che avresti potuto essere”.
È la sua ultima citazione a ricordare anche il mio di cammino, la mia trasformazione da psicoterapeuta a blogger, la scoperta e il focus sulle mie reali attitudini a un età che tanti riterrebbero troppo tardiva per poter riniziare daccapo tutto.
E invece no. Invece bisogna continuare a perseverare se si ha la fortuna di aver trovato un lavoro-non lavoro che ti rende le giornate leggere e degne di essere vissute.
E quindi sono queste le storie delle vere influencer da cui lasciarsi ispirare: storie di donne straordinariamente normali, raggiungibili, come la mia cara collega @mammamatta che mi ha permesso di venire a conoscenza di questo progetto e che è l’ultima donna immortalata da Pollyanna (che scopro tra l’altro aver scattato questi capolavori con un I-phone!).
Le sue donne – quelle che sceglie –
le trucca,
le osserva,
le scopre lasciandole parlare per libere associazioni
le abbina a una delle sue borse
e infine le immortala.
A scattare e lavorare insieme a lei sua sorella Fabiola Torres, intensa e talentuosa come lei.
e il capolavoro si compie.
«Quindici. Quando si è circondati da mostri e da Dei. Quando si pensa di avere il mondo contro e invece siamo i diletti. L’attesa che tutto abbia inizio ed il tempo è ancora un eterno presente. Camilla e i suoi quindici anni, in pista di decollo».

Camilla
«È dinamica Elisa, figlia del suo tempo. Ha una luce crepitante negli occhi, è multisfaccettata Elisa, come un diamante: è networker e romantica, è booker e nostalgica, è decisa e innamorata, è empatica e modella… Elisa è mille definizioni racchiuse in una… Elisa è consapevole. Consapevole di sè».

Elisa
«Claudia dalle labbra corrucciate e lo sguardo dolce.
Claudia e il suo colorato universo interiore che riversa nei suoi progetti e nella sua vita. Claudia è una mamma, un’amica, una compagna, un’ artista.
Claudia è una sferzata d’energia che trovi tutta nelle sue opere. Claudia che vorrebbe essere un’ astronauta e non sa di essere una stella».

Claudia
«Thais è la bellezza che incontra lo spirito. È la solarità brasiliana e l’intraprendenza italiana. Il suo sorriso è un viaggio a Bali, è l’esperienza del kundalini yoga e il risultato di una healty life. Thaís . That’s it».

Thais
«Rossella è semplicità, ti arriva diritta senza curve. È sorriso e furore. È sanguigna e sfacciata come pochi. Si presenta e non la scordi più. “Sono Rossella, la meglio».

Rossella
«Chi non può cambiare idea non può cambiare nulla. George Bernard Shaw. Avere la lucidità e la capacità di montare su quell’onda del cambiamento, processo col quale il futuro invade le nostre vite che a tanti avrebbe spaventato, non è da tutti… da Ornella sì».

@mammamatta
Le sue borse sono come dei ‘passaporti’ per una libertà ridefinita per la moda, poiché non sposano solo canoni estetico-pratici, ma simbolici ed evocativi.
Sono femminili e spigolose. Vogliono diventare le nostre compagne di viaggio, contenitori non di cose ma di identità.
Le avete visto le identità? E adesso come vi sentite?